La mia illustrazione sacra esposta all’Orvieto Cinema Fest ✨
Il sacro è un tema che mi accompagna da sempre, una fonte inesauribile di ispirazione. Quando ho letto del contest lanciato dall’Orvieto Cinema Fest, nonostante il poco tempo a disposizione, ho sentito che dovevo provarci. Così è nata l’illustrazione che oggi voglio raccontarvi e che sono felice di vedere selezionata per essere esposta.
Iniziare un’illustrazione non è mai semplice: c’è la paura del foglio bianco, il dubbio di star creando qualcosa di sbagliato, la sensazione che non stia funzionando. Ma quando finalmente tutto prende forma, arriva una soddisfazione immensa. Per me le deadline sono alleate preziose: senza, rischierei di lasciare mille progetti a metà.

L’ispirazione: Tara Bianca
La mia passione per l’Asia Orientale e per il buddhismo tibetano è alla radice di quest’opera. Nei primi anni dei miei studi mi sono occupata di tibetologia, e da allora l’iconografia buddhista continua ad affascinarmi profondamente.
Ho scelto di rappresentare Tara Bianca, una delle 21 emanazioni di Tara, la divinità femminile nata – secondo la leggenda – da una lacrima di Avalokitesvara, il bodhisattva della compassione. Se Tara Verde è conosciuta come protettrice e liberatrice, Tara Bianca è legata alla guarigione, alla longevità e alla compassione materna.
La sua particolarità è quella di avere sette occhi: oltre a quelli sul volto, ne possiede sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi. Sono occhi che vedono la sofferenza del mondo in ogni direzione, occhi che non si chiudono mai davanti al dolore.
I gesti delle mani e il loto Utpala
Le mani di Tara Bianca custodiscono simboli potentissimi:
- Mano destra nel varada mudrā → il gesto del dono, della compassione che protegge e dona senza condizioni. È la mano che offre guarigione, lunga vita e protezione.
- Mano sinistra nel vitarka mudrā → il gesto della saggezza. Reggendo lo stelo del fiore di loto Utpala, collega la purezza del cuore ai tre tempi: passato, presente e futuro (Ho fatto qualche modifica a quest’ultimo per motivi di realizzazione grafica).
Il loto stesso racconta questa storia:
- Il bocciolo semiaperto è il passato, coloro che hanno già ricevuto la benedizione ma sono ancora in cammino.
- Il fiore aperto è il presente, la compassione che si manifesta.
- Il bocciolo chiuso è il futuro, gli esseri che ancora devono risvegliarsi.
Insieme, i tre boccioli sono la promessa di una cura eterna che attraversa il tempo.
I tre veleni
In secondo piano, impotenti sotto le mani di Tara ho voluto rappresentare i tre veleni che, nel buddhismo tibetano, alimentano il ciclo del samsara e la sofferenza:
- 🐷 Il maiale → ignoranza, cecità interiore.
- 🐍 Il serpente → odio, rabbia, avversione.
- 🐓 Il gallo → desiderio, attaccamento, brama.
Sono loro che intrappolano l’essere umano, ma Tara, con i suoi gesti di compassione e saggezza, li sovrasta e li trasforma.
Lo sfondo: un cielo sacro
Per completare l’opera, mi sono ispirata al cielo stellato medievale che spesso decora le cupole delle chiese o i manti delle Madonne. È un cielo semplice e solenne, che da sempre mi commuove: un ponte tra il sacro cristiano e quello buddhista, un simbolo universale di infinito e protezione.
Questa illustrazione è per me un dialogo tra arte sacra e spiritualità orientale, tra simbolismo buddhista e iconografia occidentale. Una piccola meditazione visiva, un invito a fermarsi, osservare e sentire che anche nell’arte possiamo trovare protezione, guarigione e bellezza.